Al secondo piano, ci si imbatte in un salone con travi a vista completamente affrescato e recentemente ristrutturato dove si possono ammirare i dipinti del Pochini con scene quotidiane di vita portuale.
Ogni scena è incorniciata a tromp-l’oleil da festoni, mascheroni, cornucopie, nastri e girali di acanto.
Utilizzando stampe, il Pochini mescola elementi tratti dai repertori iconografici del cosiddetto “rovinismo” a immagini di vita portuale annotate dal vero.
Ogni veduta è come un sipario che si apre sul molo di Livorno con quinte di architetture fantasiose. Le persone che gravitano intorno al porto sono i protagonisti delle rappresentazioni: facchini, saccaioli, barchettaioli, catrai, navicellai e schiavi del bagno dei Forzati sono colti nel momento del lavoro, mentre i mercanti sono dipinte a mò di sigla consueta nel linguaggio dei pittori di vedute portuali livornesi. Le imbarcazioni sono descritte nei particolari costruttivi e sono differenziate per tipologia, grandezza e vessilli.
Da un confronto analogico con le altre costruzioni del lungomonte, si deduce che, oltre il Pochini, Giovanni Corucci, allievo del Tempesti e Giuseppe Natilli siano gli autori degli apparati pittorici di questa villa.